12 febbraio 2000
Cara Alessia,

 La tua lettera è molto bella. Mi piace che confessi le tue paure e le tue gioie. Ho una nipotina di tre anni, Sara, e si vede che è una bambina. Vuole vestirsi solo come piace a lei, se le dai una collana se la guarda e riguarda. Da bacini sempre e dice che spesso che mi vuole bene. Vuole bene  a tutti, papà, mamma, nonni, nonne, zii. Quando comincia li elenca tutti. Ti parlo di Sara perché ho l’impressione che ti assomigli un poco. Almeno da quanto dici nella lettera. Balla, salta, canta, scarabocchia. Propri ocome tu dici che fai in casa. Pardon. Tu dipingi e non scarabocchi. Anzi mi apre che dipingi bene. Mi è piaciuta la faccia di fronte del ragazzo. Se ti applicherai potrai diventare certo anche una pittrice.

Hai paura degli esami della scuola Media e mi chiedi se ne avevo anch’io. A dire la verità no. Non ho mai avuto paura degli esami. E sai perché? Forse perché ero incoscien-te. O forse solo perché studiavo e non potevo pensare che se uno studia non possa pas-sare agli esami. 
Anzi, voglio raccontarti di esame all’università. Era un esame difficile di matematica. C0era prima lo scritto. Forse perché sono un po' pasticcione, l’ho sbagliato. Così il profes-sore non mi voleva far fare l’orale. Dovevo ritornare a settembre. Allora io vado da lui e gli dico che sono preparato e che voglio comunque fare l’esame orale. Il professore, che era molto arcigno, mi fa sedere. E mi dice: ”Lei vuole fare comunque l’esame perché dice di essere preparato? Va bene. Facciamolo. Però sappia che, comunque lei mi risponda , an-che se benissimo, io la boccerò lo stesso.” A questo punto mi sono alzato e me ne sono andato. Poi ha settembre, andò tutto benissimo. Ti ho raccontato questo per dirti che non bisogna mai avere paura. Il toro va preso per le corna. 

Ciao